Ma soprattutto in ballo c'è il gettito atteso dagli aumenti decisi nel 2013.Nella intricata vicenda dell'abolizione dell'Imu, uno dei pochi punti fermi è sempre stato che i comuni non avrebbero dovuto perderci nemmeno un euro. Invece, potrebbe succedere il contrario. Vediamo perché.Innanzitutto, c'è un problema di tempi. Per far fronte alla sospensione della prima rata, il dl 54/2013 ha consentito ai sindaci di ricorrere alle anticipazioni di cassa concesse dai propri tesorieri, mettendo i relativi oneri per interessi a carico del bilancio statale. La procedura per l'erogazione dei rimborsi è stata disciplinata dal decreto del ministero dell'interno 6 giugno 2013, che ha limitato le relative richieste (da presentare a ottobre) solo agli interessi corrisposti dal 16 giugno 2013 (data entro la quale i contribuenti avrebbero dovuto presentarsi alla cassa) al 16 settembre 2013 (data entro la quale l'acconto avrebbe dovuto essere comunque pagato se prima del 31 agosto il Governo non avesse avviato la riforma dell'imposta).Ora, l'acconto è stato definitivamente cancellato e quindi lo Stato dovrà erogare ai comuni un trasferimento compensativo, come espressamente previsto dall'art. 3 del dl 102/2013. A tal fine, è stato accantonato un fondo da circa 2,4 miliardi, che dovrà essere distribuito entro il 30 settembre. È evidente che, se tale provvedimento dovesse essere varato dopo il 16 settembre, i comuni si troverebbero costretti a tenere aperte le anticipazioni (posto che non superino i massimali consentiti) con oneri esclusivamente a proprio carico. È vero che il Governo ha erogato nei giorni scorsi 2,5 miliardi, ovvero una cifra all'incirca pari a quella dei rimborsi. Ma tale misura non rappresenta la compensazione della prima rata Imu, bensì un anticipo del fondo di solidarietà comunale. Il problema più grosso, però, riguarda il gettito che le amministrazioni speravano di conseguire grazie agli aumenti di aliquota decisi quest'anno. Il governo (e, in particolare, il ministro Graziano Delrio) ha più volte garantito che ai sindaci verrà riconosciuto anche il cd sforzo fiscale. Al momento, però, le cose stanno andando in una direzione diversa: i calcoli dei rimborsi dovuti per il mancato pagamento della prima rata, infatti, sono stati fatti basandosi sui versamenti del 2012. Quindi, chi ha alzato l'asticella nel 2013 sarà penalizzato. La questione, ovviamente, è destinata a riproporsi nel caso in cui l'Esecutivo confermi l'intenzione di cancellare anche il saldo. La partita è molto delicata e si giocherà nelle prossime settimane (crisi politica permettendo): da un lato, occorre trovare la copertura finanziaria, dall'altro è necessario evitare di premiare eventuali comportamenti opportunistici.