Privati della prima rata dell'Imue ormai anche della seconda, i sindaci provano a far quadrare in questo modo i conti in attesa dei rimborsi dell'imposta sulla casa. La carica dei duemila
Sono circa duemila i Comuni che hanno già deciso di aggiungere un tributo locale alla tassazione nazionale del reddito delle persone fisiche: l'Irpef. Precisamente 1.989 su 8.096. Circa un quarto di questi hanno deciso di aumentare le aliquote dell'addizionale adottate l'anno scorso. Quella massima, pari allo 0,8%, è stata scelta da 267 municipi, secca, cioè senza nemmeno aggiungerci un'esenzione per le fasce di reddito più basse o uno scaglionamento sempre in base al reddito. Altri 164 Comuni hanno imboccato la strada di adottare l'aliquota dello 0,8% come ordinaria, salvo ricorrere a esenzioni.
L'anno scorso ad applicare l'addizionale erano stati alla fine in 6.610 per un incasso complessivo di 3,65 miliardi e un incremento del 25% rispetto al 2011, quasi quanto l'Imu sull'abitazione principale.
Una tassa da dimenticare
Così, se per la delega fiscale, che sta per intraprendere il suo cammino parlamentare, l'addizionale comunale è destinata a essere cancellata, perché la stessa tassa non può essere ripetuta a più livelli, per adesso i Comuni danno fondo a questa possibilità.
Del resto i bilanci comunali piangono: anche ieri il presidente dell'Anci (associazione dei Comuni) e sindaco di Torino, Piero Fassino, ha sollecitato l'insediamento del tavolo negoziale con il governo per rendere possibile ai Comuni chiudere i bilanci entro il termine previsto del 30 novembre prossimo. Queste le doglianze: l'integrazione del Fondo di solidarietà comunale, l'erogazione della compensazione della prima rata Imu sulla prima casa, nonché garanzie per l'integrale copertura della seconda rata, comprese le variazioni di aliquota deliberate dai Comuni. E poi c'è il confronto necessario sulla struttura della prossima Service Tax, in attesa della quale molti Comuni hanno rinviato l'imposizione della vecchia Tares. «Parallelamente - ha detto Fassino - ritengo opportuno ricordare l'impegno assunto dal governo in ordine al ristoro delle risorse mancanti dal gettito Imu 2012».
Il «caso Milano»
In assenza di altre entrate certe, i Comuni mettono dunque il carico pesante sull'addizionale Irpef. Il caso di Milano è noto e abbastanza recente: per ripianare i conti del municipio la soglia di esenzione è stata dimezzata passando da 33.500 euro a 15 mila.
Per il resto il Comune ha scelto di applicare aliquote diverse a seconda del reddito fino a arrivare a quella massima dello 0,8% sui redditi superiori a 75 mila euro. L'effetto prodotto dalla nuova architettura fiscale adottata da Giuliano Pisapia è una platea molto più ampia (e meno abbiente) di cittadini tassati e un conto moltiplicato per 2,6 per i contribuenti che guadagnano da 33.500 a 55 mila euro. Alla fine gli incrementi appaiono più miti e proporzionali per le fasce dei più ricchi.
Municipi «multialiquota»
La scelta di utilizzare più aliquote, a seconda del reddito, è stata condivisa da altri Comuni come Arezzo (soglia di esenzione a 13.500 euro), Lecco, Reggio Emilia e Pavia (esenzione fino a 15 mila euro), Lucca (fino a 14 mila), Santa Margherita Ligure (fino a 40 mila euro).
I chiarimenti del Tesoro
Peraltro la possibilità di adottare più aliquote è stata fonte di chiarimenti da parte del dipartimento delle Finanze che ha spiegato che, qualora il Comune opti per l'impiego di un sistema di aliquote differenziate, come anche confermato dal Tar per la Campania nell'aprile 2012, deve necessariamente fissare il medesimo numero e i medesimi limiti di reddito stabiliti per l'Irpef e cioè: fino a 15 mila euro, oltre 15 mila euro e fino a 28 mila, oltre 28 mila euro e fino a 55 mila euro, oltre 55 mila euro e fino a 75 mila euro, oltre 75 mila euro.
Nessuna esenzione
Come si è anticipato, ci sono Comuni, 267, che hanno optato invece per una sola aliquota, quella massima dello 0,8% senza prevedere alcuna progressività, tra i più grandi ci sono Biella, Campobasso, Chieti, Gioia Tauro, Messina e Rieti. Nell'elenco trovano posto Comuni piccoli e piccolissimi, assai meno noti, molti dei quali in Veneto, che stanno cercando in questo modo di mettere a posto i loro bilanci dissestati.
C'è poi un secondo gruppo di Comuni che ha adottato l'aliquota massima dello 0,8% ma con un correttivo: l'esenzione per alcune fasce di reddito. Tra queste ci sono Trieste (esenzione fino a 7.500 di reddito) Ascoli e Macerata (fino a 8.500 euro di reddito), Rovigo (fino a 8.619), Cremona , Genova, Matera, Salerno e Sondrio (fino a 10 mila) Padova e Vicenza (fino a 15 mila).
Le grandi città
Mancano all'appello ancora alcune grandi città come Roma, Napoli, Firenze, Venezia, Palermo, Bari. Ma c'è tutto il tempo perché prendano le loro decisioni che possono anche essere confermative delle aliquote adottate l'anno scorso.
Per fare un esempio, a Roma già oggi si paga lo 0,9% ma uno 0,4% torna allo Stato per aiuti pregressi. Lo 0,5% restante in teoria è suscettibile di ulteriori aumenti.