Già, perché dall'inizio dell'anno (contando quindi anche il decreto sui debiti della Pa e altre misure volute dal governo Monti) sono stati messi in campo interventi che valgono oltre 23 miliardi nel quinquennio, di cui 12,5 nel solo anno in corso. Se si limita la ricognizione agli ultimi quattro mesi, cioè al periodo in cui è stato in carica questo governo, il totale arriva comunque a 5 miliardi per il solo 2013 e a 24 in un orizzonte da qui al 2023. Si tratta in molti casi, a partire dallo sblocco dei pagamenti ai fornitori, di interventi pienamente condivisi dal ministro e magari in grado di dare una effettiva spinta all'economia. Resta il fatto che il vincolo europeo ha richiesto una piena copertura sotto forma di riduzioni di spesa, ma soprattutto di maggiori entrate: scelta non facile da evitare quando si tratta di trovare soldi nell'immediato, senza margini di programmazione. Rileggere tutta la lista è utile per capire come si sia giunti alla situazione in cui Fabrizio Saccomanni ha ritenuto di dover porre le forze politiche davanti a una scelta, in vista delle decisive scadenze d'autunno. La prima preoccupazione del ministro è naturalmente assicurare la blindatura del deficit, riportando la sua incidenza sul Pil entro il limite del 3 per cento. Per raggiungere questo obiettivo il Tesoro può operare per via amministrativa, intervenendo sulle singole poste di bilancio, anche se non si esclude il ricorso ad un provvedimento complessivo che impegni l'intera maggioranza e rassicuri in modo più completo Bruxelles. Ovviamente sarà poi garantito, nel Consiglio dei ministri di fine settimana, il finanziamento per le missioni di pace all'estero relativo agli ultimi tre mesi dell'anno, poco più di 300 milioni. I NODI Qui finiscono le certezze: perché nonostante la pressione dei partiti un ulteriore rinvio dell'aumento dell'aliquota ordinaria del'Iva resta dal punto di vista del Tesoro difficilmente proponibile. Ma anche la cancellazione della seconda rata dell'Imu per le abitazioni principali e l'agricoltura presenta non pochi problemi, sebbene si tratti di una copertura una tantum, limitata al solo 2013. Il fatto è che in questi mesi sono già state consumate molte delle munizioni che il ministero si era lasciato di riserva per fronteggiare le varie esigenze finanziarie. Non c'è solo l'Imu, cavallo di battaglia del Pdl, la cui prima rata è stata abolita con un intervento non del tutto tax free visto che ad esempio è stata ridotta la detrazione fiscale delle polizze vita. Il finanziamento della Cig in deroga, sollecitato dai sindacati e dal Pd, ha assorbito risorse, in parte ricavate da altri fondi del ministero del Lavoro. La proroga ed il rafforzamento degli incentivi per ristrutturazioni e risparmio energetico, interventi graditi a tutta la maggioranza e dai quali si aspetta comunque un ritorno positivo per il Pil, hanno richiesto un incremento dell'Iva su alcuni prodotti editoriali e sui distributori automatici di bevande e alimenti. GLI AGGIUSTAMENTI Il decreto del fare è stato finanziato con un allargamento della base imponibile della cosiddetta Robin tax a carico delle aziende, e con un limitato incremento delle accise sui carburanti. Poi all'inizio di agosto c'è stato uno specifico provvedimento per il mondo dello spettacolo: la misura principale è il rifinanziamento del credito di imposta per il cinema. Non moltissimi soldi, 130 milioni l'anno a regime, per i quali comunque è stato necessario ritoccare le accise su prodotti alcolici e tabacchi. Di nuovo le accise sugli alcolici sono state riviste per il decreto in materia di scuola, per il quale però il ministero dell'Economia ha dovuto anche mettere mano ad un altra voce: le imposte ipotecarie e catastali in cifra fissa che si pagano sull'acquisto della casa e su altre transazione. Qualche decina di euro in più che magari sfuggono all'attenzione ma comunque incidono sulle tasche di chi sottoscrive un atto. Ma il decreto scuola è significativo anche per un altro motivo: con questo provvedimento il governo ha fatto marcia indietro su alcune misure incluse nella spending review del precedente esecutivo che toccavano insegnanti di sostegno e docenti inidonei: a regime il costo è di circa 250 milioni l'anno. Si tratta di una scelta chiaramente caldeggiata dai sindacati e ben vista dal Pd. IL FONDO DEL BARILE Insomma, dal punto di vista del ministero dell'Economia è stato raschiato il fondo del barile. Ci sono stati anche interventi sulla spesa, per lo più di tipo lineare o rinvii di investimenti: ulteriori riduzioni, richieste a gran voce soprattutto dal centro-destra, sono ritenute difficili a Via Venti Settembre finché non si potrà passare ad una logica di spending review. La quale però richiede se non tempi lunghissimi almeno un orizzonte politico di medio periodo. Luca Cifoni
I provvedimentiImu
La cancellazione della prima rata dell'imposta municipale relativamente alle abitazioni principale e a immobili agricoli ha assorbito risorse finanziarie per 2,4 miliardi, reperite con tagli di spesa ma anche con la cancellazione di detrazioni fiscali
Decreto fare
Per finanziare il riavvio di alcuni lavori e interventi per l'editoria scolastica è stata ampliata la base imponibile della cosiddetta Robin tax a carico delle imprese ed è stato disposto anche un limitato aumento delle accise sui carburanti
Scuola
Con il decreto legge sulla scuola sono state approvate misure libri scolastici e borse di studio ma anche a favore di docenti in precedenza colpiti dalla spending review. La copertura è stata trovata con aumenti delle accise sugli alcolici e più imposte ipotecarie e catastali.