Le compensazioni per lo stop al saldo Imu arriveranno entro fine anno, ma non a novembre come chiedono i sindaci: «Comprendo bene le richieste dell'Anci - ha spiegato ieri il ministro degli Affari regionali e delle Autonomie, Graziano Delrio - ma la compensazione entro il 30 novembre è complicata».
A riassumere le esigenze degli amministratori, sempre ieri, è stata una lettera che il presidente dell'Anci, Piero Fassino, ha inviato al premier Letta per sottolineare «l'urgenza del provvedimento sulla seconda rata Imuabitazione principale», la cui copertura «tenga conto anche delle aliquote deliberate da molti Comuni nel 2013».
La data del 30 novembre era stata richiamata nei giorni scorsi dallo stesso Fassino, che la considera essenziale per consentire ai Comuni di «far fronte a tutti gli impegni, primo fra tutti quello del pagamento degli stipendi». Ma è il nodo dei 450 milioni (per ora) che sarebbero prodotti dalle aliquote 2013, e che rischiano di non essere compensati dallo Stato per assenza di copertura, a rappresentare l'ostacolo più delicato sulla via del «superamento» dell'Imu.
La questione riguarda circa 600 Comuni (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), tra cui grandi città come Milano, Bologna e Napoli, ma la caccia alle risorse alternative è affannosa: le ipotesi puntano soprattutto sugli acconti Ires per banche e intermediari finanziari, che però al momento sembrano poter portare fino a 2 miliardi (con l'aumento al 120%). Per dare i 450 milioni "aggiuntivi" ai Comuni che hanno alzato le aliquote, e per esentare anche dal saldo i fabbricati rurali come chiedono esponenti dello stesso Governo, di miliardi ne servono però tre.
I bilanci a rischio, però, non sono solo quelli dei Comuni. I sindaci che hanno ritoccato l'aliquota stanno chiudendo bilanci fondati su un'entrata che rischia di non arrivare (solo a Milano in gioco ci sono 120 milioni). A fine novembre è impossibile trovare altre entrate, ed è complicato anche frenare le spese (quelle correnti si registrano in termini di impegni): se molti Comuni chiuderanno in disavanzo, e magari sforeranno anche il Patto di stabilità, il "rosso" si scaricherà anche sul rapporto deficit/Pil del Paese, che oggi è al 3%: i 450 milioni in ballo valgono poco più dello 0,3% del Pil e, senza compensazioni statali o bruschi correttivi comunali, rischiano di far saltare il parametro europeo.