Il pagamento di una tassa non è mai un appuntamento piacevole, ma l'Imu 2013 ha fatto di tutto per trasformarlo in un rompicapo che moltiplica il rischio di errori, e quindi di sanzioni. Sanzioni che, però, secondo lo Statuto del contribuente devono essere congelate quando le regole dell'imposta producono «obiettive condizioni di incertezza sulla portata e sull'ambito di applicazione della norma tributaria». Il quadro del saldo Imu, che coinvolge 16 milioni di contribuenti proprietari di seconde case, negozi, capannoni, uffici, centri commerciali e in qualche caso anche terreni agricoli, risponde in pieno a questa descrizione, e sarebbe utile un'indicazione centrale sullo stop alle sanzioni su chi sbaglia i conti, per evitare che anche il trattamento dei contribuenti "morosi" sia sottoposto alle variabili di zelo locali.
Prima di tutto, il saldo Imu di quest'anno impone ai contribuenti, e soprattutto ai professionisti e ai centri di assistenza fiscale che gestiscono centinaia di posizioni, un record assoluto di velocità nei conti, speculare al record di lentezza che ha caratterizzato l'assestamento delle regole. Dopo un infinito tira e molla nei termini, le amministrazioni locali hanno avuto tempo fino a ieri per pubblicare le aliquote 2013, offrendo solo sette giorni per fare i calcoli in base ai parametri definitivi, compilare i modelli e pagare. Per capire il dovuto, occorre calcolare l'imposta totale prodotta dai nuovi parametri, e sottrarre da questa cifra la somma pagata a giugno come acconto. Da quest'anno, poi, non è più obbligatorio inviare la delibera al censimento online del dipartimento Finanze, per cui il contribuente deve addentrarsi nel dedalo dei siti locali. Alcuni Comuni, capita la difficoltà, hanno almeno pubblicato dei link evidenti nell'home page dei propri siti, dove è possibile leggere chiaramente regole e aliquote dell'imposta. Non è sempre così, però: a Milano, per esempio, occorrono quattro passaggi per arrivare alle aliquote, a Roma e Napoli invece ogni ricerca in home page di parole come «Imu» o «tributi» è vana, e affidandosi ai motori di ricerca occorre poi spulicare tra decine di documenti più o meno pertinenti.
Anche per questa nebbia telematica, i centri di assistenza fiscale (che provano a guidare verso il saldo milioni di contribuenti) hanno annunciato in molti casi di non poter materialmente prendere in considerazione tutte le aliquote, ma solo quelle pubblicate entro il 15 novembre. Nei Comuni che hanno alzato i parametri pubblicandoli solo negli ultimi giorni, però, questa procedura porta a pagare un saldo Imu inferiore al dovuto, e di conseguenza rischia di prestare il fianco a sanzioni. In teoria, le regole generali prevedono per le prime due settimane una sanzione pari al 2% del mancato versamento per ogni giorno di ritardo, dopo di che si passa al 30% più interessi. La sanzione diventa un decimo per chi presenta un'istanza di ravvedimento nei primi 30 giorni, e un ottavo se il ravvedimento arriva dopo, ma entro il 30 giugno prossimo. In questo continuo valzer di regole e aliquote, però, ogni sanzione rischia di trasformarsi in una beffa.
Anche perché per molte categorie non c'è solo il calendario a sollevare difficoltà. Per le imprese cambia anche la base imponibile, mentre per gli immobili agricoli, ad esempio, il braccio di ferro politico dentro al Governo è sfociato in un compromesso che ha escluso dall'esenzione del saldo i terreni agricoli che non siano condotti da imprenditori agricoli professionali (Iap) o da coltivatori diretti (si veda l'articolo qui a sinistra, a pagina 2). Cambi in corsa hanno interessato le case non di lusso concesse in comodato ai figli, che possono essere assimilate all'abitazione principale e quindi escluse dal saldo: a decidere però è il Comune, quindi occorre spulciare le delibere, e lo stesso obbligo riguarda altre categorie "agevolate" come gli anziani lungodegenti o i residenti all'esteso.