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Un quarto dell'Imu-imprese per aiutare i conti dei Comuni - Il Sole 24 ore

  • 22 Gen, 2014
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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Un quarto dell'Imu-imprese per aiutare i conti dei Comuni

Una quota aggiuntiva pari a un quarto del gettito Imu da capannoni, alberghi e centri commerciali per chiudere i problemi di bilancio dei Comuni determinati dal passaggio da Imu a Tasi. È l'ipotesi concreta che sarà sul tavolo dell'incontro fra sindaci e Governo previsto per oggi pomeriggio per chiudere definitivamente la partita del Fisco immobiliare. Sono, infatti, 1.600 i Comuni nei quali l'Imu 2013 sugli immobili diversi dall'abitazione principale ha raggiunto almeno l'aliquota del 10,1 per mille, e che di conseguenza non possono applicare nemmeno la Tasi standard all'1 per mille perché la somma del "vecchio" e del nuovo tributo non può superare il 10,6 per mille. Tra questi Comuni ci sono praticamente tutte le grandi città, per cui la platea coinvolge 29,4 milioni di abitanti, ed è qui che nasce il "buco" da 1,5 miliardi lamentato dai sindaci con il debutto della Tasi al posto dell'Imu sull'abitazione principale: le due imposte nel complesso pareggerebbero (ad aliquota standard) se la Tasi si potesse applicare sempre, ma così non è.

Questi numeri, presentati ieri da Ifel nel corso dell'appuntamento annuale dell'Anci Toscana sulla legge di Stabilità, saranno al centro dell'incontro in programma oggi fra sindaci e Governo (annunciata la presenza del ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, del titolare degli Affari regionali e Autonomie, Graziano Delrio) per risolvere il problema. E l'incontro si annuncia complicato, perché gli amministratori locali sono intenzionati a bocciare il progetto del Governo, che prevede una possibilità di aumento ulteriore della Tasi (con un tassello aggiuntivo fino allo 0,8 per mille) da destinare alle detrazioni. La proposta alternativa, caldeggiata dagli amministratori locali, è quella di rivedere la distribuzione del gettito Imu su capannoni, alberghi e centri commerciali, che ad aliquota standard (7,6 per mille) va allo Stato: riportando più Imu ai Comuni - è il ragionamento - si potrebbe risolvere il problema dei bilanci locali senza rischiare un altro aumento di pressione fiscale su una parte degli immobili. «È indispensabile trovare una soluzione stabile in grado di dare certezze fiscali per almeno un triennio - sostiene Alessandro Cosimi, coordinatore delle Anci regionali - altrimenti non si va da nessuna parte».
In effetti il correttivo annunciato nelle scorse settimane, ma non ancora trasformato in un emendamento vero e proprio, oltre a non cambiare il livello di risorse locali (gli aumenti si dovrebbero tradurre in detrazioni equivalenti) rischia di aumentare il carico fiscale su alcune categorie di contribuenti, a partire da imprese, negozi e seconde case. Il Comune, in base al progetto, potrebbe decidere di finanziare le detrazioni per le abitazioni principali alzando la Tasi su questi immobili, con il risultato di colpire ancora una volta chi ha già subito tutti gli incrementi Imu del 2012 e 2013. La possibilità di alzare indifferentemente dello 0,8 per mille l'aliquota su abitazione principale o altri immobili, poi, determina risultati molto diversi da Comune a Comune, in base alla distribuzione delle basi imponibili.

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