ROMA Il primo atto di quello che è stato già ribattezzato il "governo dei sindaci" riguarderà, manco a dirlo, i sindaci. Non solo Ignazio Marino, che dal decreto legge atteso domani in Consiglio dei ministri otterrà una nuova ciambella di salvataggio che gli consentirà di ammortizzare il colpo subito con la decisione dell'esecutivo di ritirare il «salva-Roma bis», ma anche gli altri 8mila e dispari primi cittadini sparsi per l'Italia. Che dovrebbero ricevere in dote, per effetto dello stesso provvedimento, la possibilità di alzare le aliquote 2014 della Tasi dello 0,8 per mille e il cambio di destinazione (dalle detrazioni per i nuclei alla manovrabilità finanziaria tout court) dei 500 milioni già stanziati dalla scorsa legge di stabilità. Il condizionale è d'obbligo visto che i tecnici stanno mettendo a punto il Dl proprio in queste ore. Tuttavia appare molto probabile che al suo interno trovi spazio anche la norma che consentirà al neo premier Matteo Renzi di chiudere la partita sulla Tasi ereditata dal suo predecessore Enrico Letta. Sfruttando il lavoro che il neo sottosegretario alla presidenza, Graziano Delrio, ha svolto in veste di responsabile degli Affari regionali dell'esecutivo uscente. E che, nelle scorse settimane, gli ha consentito di arrivare a un accordo con l'Anci sulle misure da mettere in campo per evitare che i municipi escano sconfitti nel passaggio dalla vecchia imposta municipale al nuovo tributo sui servizi indivisibili dei Comuni. Proprio quell'intesa dovrebbe costituire la base della norma che verrà formalizzata domani. La prima mossa dovrebbe essere infatti l'introduzione di un'addizionale fino allo 0,8 per mille che i municipi decideranno dove e in che misura applicare: tutta sull'aliquota Tasi del 2,5 per mille sulla prima casa, che salirebbe così al 3,3; tutta sull'aliquota per seconde abitazioni e altri immobili, che arriverebbe all'11,4 per mille inclusa l'Imu; pro quota sulle due imposte precedenti. A seconda della soluzione adottata, il comparto comunale potrebbe incassare dagli 1,3 agli 1,7 miliardi. Che saranno semplicemente «finalizzati», anziché destinati «esclusivamente», all'istituzione di detrazioni per le famiglie sulla falsariga di quella da 200 euro prevista per l'Imu. Saranno circa 125 i milioni che i sindaci dovranno recuperare da questa voce per chiudere i bilanci. Per riuscire ad arrivare alla cifra complessiva di 625 milioni pattuita con l'Anci ci penseranno i 500 milioni già stanziati dalla legge di stabilità 2014. Una somma che non dovrà essere più utilizzata per l'introduzione degli sgravi per i nuclei familiari, poiché tale compito sarà garantito come detto dalle risorse prodotte dall'aumento dello 0,8 per mille. Ma che i primi cittadini potranno ora utilizzare per fare chiudere i conti. E presentare nei termini i loro preventivi. Non più entro il 28 febbraio, bensì entro il 30 aprile come stabilito da un decreto del ministero dell'Interno pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 21 febbraio scorso.
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