IN SETTIMANA IL DECRETO CHE FISSA LA NUOVA SCADENZA, PROBABILMENTE A METÀ SETTEMBRE
Appurato che nei Comuni che non hanno ancora provveduto a deliberare le aliquote Tasi il pagamento è rinviato a settembre, si apre ora il problema di tamponare il buco che si verrà a creare - per qualche mese - nelle casse dei Comuni. Che non incassano l'imposta ma devono continuare a spendere per garantire i servizi. Il presidente dell'Anci (e sindaco di Torino), Piero Fassino, ha quantificato l'ammanco complessivo in circa due miliardi. Le risorse da anticipare verranno pescate nel fondo di solidarietà per i Comuni, tra i municipi e il Tesoro si è aperta la discussione sui criteri per gli anticipi: chi pagare per primo, per esempio. Ci sono grandi città che sono in ritardo per difficoltà oggettive nel determinare le aliquote, altrove invece si ha l'impressione è che gli amministratori abbiamo preferito rinviare la decisione - inevitabilmente sgradita - a dopo il voto per le europee. Facile prevedere che anche questo dibattito avrà una soluzione solo dopo il 25 maggio: l'idea sarebbe di dare la precedenza a chi ha avuto difficoltà tecniche lasciando in coda le amministrazioni che hanno rinviato per calcolo. Ammesso che si possa fare una distinzione precisa ed efficace tra i due casi. È altrettanto appurato che il 16 giugno molti contribuenti dovranno passare alla cassa. Anzitutto i proprietari di seconda casa, chiamati a pagare l'Imu: se non ci sono state modifiche si paga sulla base alle aliquote del 2013, versando m e t à d e l l ' i m p o s t a a n n u a . Stessa scadenza per le altre abitazioni sulle quali è rimasta in vigore l'Imu, per esempio le prime case registrate nella categoria lusso. Sempre il 16 giugno, nei comuni che hanno provveduto al regolamento, si paga la prima rata Tasi (anche in questo caso metà del dovuto). La legge stabilisce come termine ultimo per fissare le aliquote il 23 maggio. Per allora deve esserci sia la delibera di giunta sia il voto del consiglio comunale sia la pubblicazione della decisione sul portale del federalismo fiscale. Su un totale di ottomila comuni quelli che hanno già provveduto sarebbero poco più di 500. Chi invece abita in un Comune ritardatario, sa che pagherà in autunno ma deve aspettare il decreto legge che modifica le scadenze (dovrebbe arrivare in settimana). Il comunicato del Tesoro di lunedì parla genericamente di settembre, ma serve una data precisa onde evitare che la scadenza scivoli a fine anno (oggi la legge dice che se in assenza di una decisione definitiva entro il 23 ottobre si paga il 16 dicembre). Più si va avanti, più diventa oneroso coprire il buco nelle casse dei Comuni, Tesoro e Anci sono orientati a scegliere una data intorno a metà settembre. Sempre ai Comuni tocca, infine, sciogliere i dubbi sulla quota Tasi che pagheranno gli inquilini: la legge la fissa tra il 10 e il 30% del totale, va regolata dalle delibere comunali. Intanto non mancano le voci critiche. Secondo Rete imprese Italia la proroga a settembre non basta: «le difficoltà scaturiscono dalla miriade di aliquote applicabili e, ancor di più, nella determinazione delle detrazioni. È per questo che è necessario prorogare la scadenza per tutti i contribuenti». La Cisl chiede di rimettere mano al sistema «rendendolo più progressivo ed equo». Secondo Attilio Fontana (Anci Lombardia), l'imposta è «incostituzionale: se riguardasse i servizi si pagherebbe una volta sola, non per tutti gli immobili. Così com'è è una patrimoniale mascherata».