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Caos Imu, l'85% dei Comuni cambia regole- Sole 24ore

  • 22 Ott, 2014
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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A Venezia l'Imu sulle seconde case scende dal 10,6 all'8,1 per mille, ma solo per lasciar spazio alla Tasi che porta il conto totale all'11 per mille, quindi più in alto dell'anno scorso; lo stesso accade alle abitazioni principali «di lusso», che vedono ridursi l'Imu dal 4 per mille del 2013 al 3,5 per mille di ora, ma vengono caricate anche di un 2,9 per mille di Tasi.

A Napoli invece sono «le notorie difficoltà finanziarie del Comune», come avverte la delibera, a spingere al massimo l'imposta municipale sulle abitazioni principali di lusso, ma arrivano sconti per i canoni concordati. Saliscendi anche a Bologna, dove sale la richiesta Imu per abitazioni principali di lusso e case di anziani lungodegenti, ma scende quella negozi e capannoni utilizzati dal proprietario; a Milano una nuova agevolazione abbassa al 7,6 per mille l'imposta sulle case occupate abusivamente, a patto che il proprietario denunci entro 30 giorni la cosa alla Polizia, mentre a Roma nuovi sconti sono riservati alle edicole e ai negozi storici. Tanti Comuni turistici, infine, hanno azzerato la Tasi, ma sono stati qualche volta costretti a pareggiare i conti agendo sull'Imu delle seconde case, come accaduto per esempio a Stresa (dal 7,6 al 9 per mille).
Le ragioni per cambiare le regole Imu, insomma, sono le più diverse, e i Comuni si sono affollati a inviare le nuove delibere al dipartimento delle Finanze: il termine è scaduto ieri, e l'ultimo censimento ministeriale contava 6.828 delibere, ma il ministero ha tempo fino al 28 ottobre per pubblicare le decisioni locali rendendole effettive per il saldo in programma il 16 dicembre. In quasi nove Comuni su dieci, quindi, si replicherà a partire dalle prossime settimane lo stesso film appena vissuto con la Tasi: i contribuenti e i professionisti che li aiutano dovranno rimettersi a spulciare le delibere comunali, e le case di software dovranno riaggiornare i loro programmi.
Il problema non riguarda i proprietari di abitazioni principali, e per questo è uscito nei mesi scorsi dal dibattito politico. Ciò non significa, però, che la questione sia secondaria: a pagare l'imposta su seconde case, negozi, uffici, capannoni e così via sono milioni di soggetti: persone e imprese che, quest'anno, si trovano spesso a dover fare un doppio conteggio, perché in metà dei Comuni italiani la Tasi colpisce anche gli immobili soggetti all'Imu.
Mentre tutti si occupavano del tributo sui servizi indivisibili, però, la vecchia imposta municipale ha continuato a trasformarsi in silenzio. Il problema finora non è emerso anche perché gli acconti di giugno sono basati sui parametri dell'anno prima, mentre le novità modificano i calcoli del saldo di fine anno.
Per confermare le decisioni 2013 i Comuni non avrebbero dovuto fare nulla, perché le vecchie decisioni "sopravvivono" fino a nuovo ordine, ma come mostrano gli elenchi sterminati di delibere pubblicati dal dipartimento Finanze questa fissità riguarderà circa mille Comuni su 8mila. Alcuni enti potrebbero aver inviato delibere fotocopia rispetto all'anno scorso, ma anche in questi casi la nuova delibera impone a professionisti e contribuenti di ricontrollare tutto, anche se alla fine si scopre che non è cambiato nulla.
Nella maggioranza dei casi le novità piccole o grandi non mancano, e sono alimentate dal continuo lavorio sul fisco del mattone. Spesso è l'incrocio con la Tasi a far cambiare le aliquote Imu, qualche volta anche per venire incontro ai contribuente: accade così, per esempio, quando il Comune ha deciso di abbassare l'Imu sugli immobili strumentali all'attività d'impresa, in cambio di una Tasi più alta, perché per imprenditori e commercianti la Tasi è interamente deducibile dal reddito, mentre l'Imu lo è solo per un quinto. Le stesse regole nazionali, poi, sono cambiate più volte, dalle assimilazioni ai terreni agricoli. I continui ritocchi alle norme, insieme all'incertezza costante che ha caratterizzato i conti comunali, hanno moltiplicato i ripensamenti sulle aliquote: e ora a professionisti e contribuenti tocca un nuovo tuffo nelle delibere.

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