Che con buona probabilità sarà in formato mini (26 gennaio) nonostante ancora ieri non siano mancati gli appelli al governo affinché rinvii a giugno 2015 il versamento dell'imposta in modo da consentire una rivisitazione strutturale dei criteri contenuti nel controverso decreto interministeriale (pubblicato sulla Gazzetta uf? ciale n. 284, Supplemento Ordinario n. 9, del 6 dicembre 2014). La pubblicazione del testo in Gazzetta ha creato nuove apprensioni fra gli addetti ai lavori, vista l'imminente scadenza del termine per il pagamento, ? ssato al 16 dicembre. Tuttavia, si tratta di un passaggio necessario perché per poter prorogare una scadenza con decreto legge è necessario che questa entri a tutti gli effetti in vigore. Il rinvio a gennaio è dipeso dalla volontà della Ragioneria dello stato di contabilizzare nel 2014 i 350 milioni di euro che il governo si attende che i comuni incassino con l'Imu agricola e per questo sono stati tagliati dai trasferimenti ai sindaci e impegnati dall'esecutivo per ? nanziare il bonus Irpef di 80 euro. A favore della proroga a gennaio ha pesato un precedente importante, quello della cosiddetta «mini Imu» (il surplus che rimase a carico dei cittadini dopo il pasticcio seguente all'abolizione dell'Imu prima casa) che fu fatta pagare a gennaio 2014 in modo da essere contabilizzata nel 2013. Tuttavia in un intervallo di così breve, dif? cilmente il governo potrà mettere mano ad un restyling a 360 gradi dei criteri di imposizione così come richiesto dagli operatori del settore agricolo e dai professionisti contabili. Com'è noto, i parametri ? ssati dal dm non convincono e hanno creato una vero e proprio moto di indignazione tra professionisti e contribuenti. Non convincono le tre fasce altimetriche scelte per individuare i comuni esenti e quelli che invece dovranno chiamare alla cassa i proprietari, né la decisione di calcolare l'altitudine dell'ente prendendo come riferimento la casa comunale (nei comuni montani spesso situata più in basso, sul fondo valle, rispetto alla maggior parte del territorio municipale). E poi bisognerebbe individuare un parametro per distinguere, a parità di altitudine, i terreni di valore da quelli marginali. Ai sensi del dm, nei comuni al di sotto dei 280 metri, l'Imu è sempre dovuta, indipendentemente dalle caratteristiche del soggetto possessore. Per contro, al di sopra dei 600 metri, rimane l'esenzione piena. Nella fascia intermedia (281-600 metri), infine, pagheranno tutti i terreni, tranne quelli posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti alla previdenza agricola. Questa disciplina non verrà cancellata subito, ma solo congelata per qualche settimana. Poi occorrerà comunque pagare, anche se il versamento verrà considerato una sorta di acconto, oggetto di un successivo conguaglio/ rimborso non appena verra' scritta la nuova geografia. La pubblicazione del decreto, come detto, era necessaria anche per formalizzare i tagli ai comuni. Il governo, infatti, non è in grado di reperire altrove i 350 milioni di euro recuperati attraverso i tagli al fondo di solidarietà, dato che tali risorse sono già state spese dal dl 66/2014 per il bonus da 80 euro. Il rinvio non eviterà l'ennesima sforbiciata a carico dei municipi. Per compensare la riduzione, ai sindaci sarà consentito comunque tenere conto dell'Imu attraverso un «accertamento convenzionale». Quest'ultimo dovrà essere effettuato dai comuni sulla base degli importi loro decurtati sul fondo, che sono frutto delle stime di incasso effettuate dagli uf? ci ministeriali e riportare nell'allegato al decreto. Quasi certamente dovranno presentarsi alla cassa i possessori dei terreni che in base alla nuova disciplina sarebbero diventati esenti: è chiaro che, alla luce del rinvio del decreto, dovranno pagare il saldo, ma se, come pare, la nuova classi? cazione dei comuni montani e parzialmente montani che verrà de? nita nei prossimi mesi sarà retroattiva, potrebbe essere necessario rimborsare (in tutto o in parte) quanto versato.