Sul piatto, oltre alla de? nizione della local tax, c'è soprattutto la questione del buco aperto nei conti dei sindaci dalla conferma del tetto massimo all'aliquota Tasi. La legge 190/2014(stabilità 2015) ha deciso di confermare anche per il 2015 l'attuale struttura dei tributi comunali, basata solo formalmente su un'imposta unica (la Iuc), ma nella sostanza scomposta in tre componenti (Imu, Tasi e Tari). Per evitare un'ulteriore impennata del ? sco locale, però, essa ha stabilito che anche per il 2015 l'aliquota della Tasi non potrà superare il 2,5 per mille, ovvero al 3,3 per mille nei comuni che prevedranno sconti a favore delle abitazioni principali e degli immobili a esse equiparati. Rimane confermato, inoltre, l'altro limite, che vieta di superare, nella somma Tasi e Imu, l'aliquota massima prevista, per le diverse tipologie di immobili, al 31/12/2013 (anche qui con un possibile surplus dello 0,8 per mille in caso di «maxi Tasi»). E proprio la necessità di non oltrepassare questo tetto cumulato rischia di mettere in crisi i non pochi comuni che, avendo già raggiunto l'aliquota massima consentita dell'Imu sugli immobili ancora a essa assoggettati, non possono applicarvi la Tasi. In questi casi, nei conti del prossimo anno si aprirà un buco, poiché il Mef, nella distribuzione del fondo di solidarietà comunale, stimerà comunque un'entrata da Tasi ad aliquota base (1 per mille) che, però, sarà puramente virtuale. Per ovviare al problema, quest'anno è stato stanziato un fondo da 625 milioni, distribuito fra circa 1.800 bene? ciari. Per il 2015, invece, tale tesoretto non è previsto, tanto che alcune amministrazioni (per esempio Bologna) avevano già pensato di ovviare alzando l'aliquota della Tasi sulle prime case oltre il 2,5 per mille. In teoria, si sarebbe potuto arrivare ? no al 6 per mille, o al 6,8 con la «maxi Tasi». Ma tale strada risulta ora preclusa dalla stabilità, che fa tirare un sospiro di sollievo ai possessori di immobili, ma rischia di mettere in crisi molti comuni. Anche perché la stessa stabilità ha sforbiciato di altri 1.200 milioni i trasferimenti ai sindaci. Questi ultimi, quindi, sono in allarme. Il presidente dell'Anci, Piero Fassino, ha evidenziato la necessità di garantire l'invarianza di gettito per i comuni. «Negli incontri avuti», ha detto Fassino, «il governo ha riconosciuto la fondatezza della nostra richiesta e si è impegnato a trovare una soluzione. In senso analogo dispone un ordine del giorno approvato al senato a margine della manovra (prima ? rmataria, Magda Zanoni, Pd), che impegna l'esecutivo a «de? nire con l'Anci, in tempi brevi le modalità e le quantità dello spazio ? scale per i comuni che risulta ridotto a seguito della decisione di proroga del tetto di aliquote ? scali Tasi per il 2015». La questione dovrebbe essere affrontata nei prossimi giorni, nel quadro delle trattative sulla local tax e insieme alle altre emergenze sul fronte ? scale, a partire dall'Imu sui terreni agricoli. Al momento, la soluzione più gettonata prevede la devoluzione ai sindaci del gettito sui fabbricati produttivi di categoria catastale D. Ma non mancano i problemi sia tecnici che politici. Sotto il primo pro? lo, oltre a individuare le coperture, si tratta di stabilire i criteri per la distribuzione del nuovo fondo, che ovviamente non potranno essere legati tout court al luogo di produzione del gettito sui fabbricati produttivi, ma dovranno tenere conto anche della distribuzione delle esigenze perequative. Sullo sfondo, inoltre, c'è una questione politica: quest'anno i 625 milioni sono andati in gran parte alle amministrazioni con le aliquote più elevate, molte delle quali avevano agito al rialzo proprio per lucrare sui rimborsi statali. Dif? cile che le amministrazioni più morigerate siano disposte a tollerare quello che pare a molti come un premio all'inef? cienza.