In altri 19 paesi, classificati come "parzialmente montani", devono pagare i contribuenti che non sono coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali. In 216 Comuni c'è l'esenzione totale 8 «E la Regione che fa? Com'è possibile che ancora non abbia impugnato un provvedimento così palesemente incostituzionale?», chiede il deputato di Unidos Mauro Pili, vicino ai sindaci disperati e furiosi, proponendo una grande mobilitazione. L'Imu agricola non deve esistere in Sardegna. Spulciando la lista pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 24 gennaio scorso, San Giovanni Suergiu ha un peso di 123 mila 320 euro; Cabras di 238 mila 130; Decimoputzu di 147 mila 456; Sassari di 379 mila 247; Sardara di 116 mila 424. E così via. Un territorio già devastato da crisi e disoccupazione che vuole puntare su natura e turismo, ambiente e prodotti a chilometro zero, dovrebbe essere aiutato in ogni modo possibile. Invece entro il 10 febbraio dovrà recuperare anche l'Imu agricola da tutti i suoi contribuenti proprietari di terreni. Cifre consistenti. Sono 142 i Comuni sardi "non montani", in cui i cittadini dovranno versare. Di questi, 42 già erano nell'elenco lo scorso anno, 100 sono new entry . In altri 19, "parzialmente montani", saranno risparmiati soltanto i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali. In sostanza, dopo che lo Stato ha tagliato risorse agli enti locali, impone ai sindaci di rivalersi con l'Imu agricola. Una misura, a detta di tutti, inopportuna, iniqua e spropositata. Un ricorso al Tar fatto dall'Anci Sardegna e dall'associazione nazionale ha portato a un magro successo: allargare il numero delle esenzioni rispetto a quanto era stato deciso a fine novembre. Niente di più. E l'Anci ha già promesso che la battaglia continuerà, in sede politica e legale. Sostiene Mauro Pili: «Questo decreto viola l'articolo 3 dello Statuto sardo, che dispone che la Regione ha potestà legislativa nelle materie dell'agricoltura e foreste; piccole bonifiche e opere di miglioramento agrario e fondiario. A questo si aggiunge che il titolo III - finanze, demanio e patrimonio, all'articolo 7, dice: "La Regione ha una propria finanza, coordinata con quella dello Stato, in armonia con i principi della solidarietà nazionale...". Ecco, «sono questi elementi che rendono totalmente inapplicabile questa imposta». Inoltre, «a questo si aggiunge una discriminazione gravissima tra terreni confinanti che finirà per creare nuove emergenze e nuovi fallimenti. Questo scempio va fermato: la Regione deve impugnare il provvedimento». Ancora: c'è «una disposizione europea chiarissima che, con il regolamento 247/2006, ha indicato che le strategie per settore agricolo e regioni insulari devono tener conto della particolare situazione geografica delle regioni ultraperiferiche e insulari. Questo governo anziché riequilibrare i divari li rende sempre più gravi»