Sarà allora che il governo varerà il nuovo catasto insieme alla local tax: la nuova tassa che dovrebbe cancellare l'Imu, la Tasi, oltre a oneri accessori e balzelli vari, unificandoli in un'unico prelievo fiscale sul mattone. «EVITARE POLVERONI» A imporre lo stop al decreto delegato atteso dallo scorso gennaio è stato Matteo Renzi. Dopo aver visto le simulazioni delle Agenzie delle entrate che riportavano cifre pazzesche con incrementi fino a quattro volte a Roma e a sei a Napoli, il premier ha deciso il rinvio. E lo ha fatto anche in presenza della clausola sull'invarianza di gettito inserita nel decreto. «Indipendentemente da ciò che scriviamo», ha spiegato Renzi ai ministri prima della riunione di ieri sera, «c'è il forte rischio di avere come effetto un forte incremento della pressione fiscale sulla casa. Prendiamoci dunque qualche mese in più di tempo, tanto più che questa riforma dovrà andare a regime tra cinque anni ed è il caso di capire prima come sarà la local tax...». In realtà, dopo i brutti risultati elettorali e con il caso-Roma e la riforma della scuola che fanno fibrillare partito e Parlamento, Renzi ha deciso il rinvio anche per evitare «un inutile polverone». «E' evidente che questo non è il governo delle tasse e che il decreto non avrebbe portato a un aumento immediato della tasse sulla casa grazie alla clausola sull'invarianza fiscale», spiega uno stretto collaboratore del premier, «ma vista l'aria che tira e considerato il clima di alta tensione, Matteo ha voluto evitare che si accendesse un inutile e dannoso falò di polemiche. Era facile prevedere le urla e gli strepiti di Salvini e Grillo fondati solo su bugie, ma comunque fastidiosi...». Renzi, insomma, non ha voluto rischiare la crocifissione. E a settembre, insieme ai consiglieri Yoram Gutgeld, Tommaso Nannicini, Filippo Taddei e i tecnici del ministero dell'Economia, scriverà la local tax intersecandola con le nuove norme sul catasto. L'imperativo: impedire ai Comuni di procedere a «qualsiasi salasso sul mattone». Tanto più in vista di una nuova tornata elettorale che la primavera prossima vedrà coinvolte città come Milano, Torino, Genova, Napoli, Bologna e (forse) Roma. «Blinderemo la clausola sull'invarianza fiscale», spiegano a palazzo Chigi, «così se qualcuno pagherà di più, ce ne saranno altri che pagheranno di meno. Il tutto in ragione dell'effettivo valore e ampiezza dell'immobile. Il nostro obiettivo è affermare la giustizia fiscale, non far pagare di più. Se i Comuni vogliono avere più risorse mettano in efficienza la loro macchina amministrativa senza spremere i proprietari di casa».