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Imu agricola, una battaglia a colpi di calendario- Sole 24ore

  • 05 Ago, 2015
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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Nel ricco scenario delle incertezze del nostro Fisco non poteva mancare una bella battaglia a colpi di calendario.

E infatti non manca. Giusto ieri, nelle stesse ore in cui la Camera dava l'ultimo via libera alla conversione del decreto enti locali che rinvia al 30 ottobre il termine per versare senza interessi e sanzioni l'acconto sull'Imu dei terreni, il Tar Lazio decideva un'altra proroga nella contesa sui criteri dell'imposta: l'udienza si terrà il 4 novembre, cioè il mercoledì successivo alla nuova scadenza. Il caso sembra insomma accanirsi sull'Imu agricola, che ormai da molti mesi è al centro di una partita a scacchi tutta giocata sul filo dei rinvii; con mosse sempre perdenti per le richieste del Governoe soprattutto per l'esigenza di garantire un minimo di certezza ai contribuenti. La proroga decisa al Senato nasce anche dall'impossibilità, Statuto del contribuente alla mano, di imporre sanzioni a chi ritarda nel pagamento di un'imposta su cui pende il concreto rischio di una bocciatura dei giudici amministrativi. La contesa ruota intorno al destino fiscale dei terreni che per 22 anni sono stati esenti da Ici e Imu perché considerati «montani», poi rientrati nel raggio d'azione del Fisco per finanziare un pezzettino del bonus da 80 euro: per il bilancio pubblico la partita è quasi irrilevante (vale 260 milioni, lo 0,04% delle entrate di un anno), ma tanto basta per complicare la vita a migliaia di contribuenti e di Comuni. Soprattutto quando il gioco delle date diventa così intricato da suonare beffardo. Tutto inizia a metà novembre quando, con mesi di ritardo, il Governo riscrive i parametri per distinguere terreni paganti ed esenti, cancella i criteri fissati da una circolare del 1993 e traccia i nuovi confini in base all'altitudine misurata al centro del Comune. Arrivata a ridosso del 16 dicembre, data entro cui i proprietari avrebbero dovuto pagare l'Imu per tutto il 2014, questa scelta sfocia in un'ovvia proroga,e in una altrettanto scontata obiezione del Tar Lazio che, investito della questione dai Comuni, sospende il tutto. La nuova data viene fissata al 26 gennaio, e la decisione di merito del Tar al 4 febbraio: uno a zero. Spiazzato ma non vinto, il 24 gennaio il Governo cambia tutto,e per stabilire quali terreni sono tassabili riprende la classificazione Istat che divide i Comuni in «montani» (esenti), «parzialmente montani» (esenti solo imprenditori agricolie coltivatori diretti)e «non montani» (senza esenzioni). La scadenza viene spostata al 10 febbraio, ma la mossa non basta certo a fermare le obiezioni di molti sindaci. Subito piovono nuove richieste al Tar e arriva un'altra sospensiva: questa volta la data scelta è il 17 giugno, cioè il giorno dopo la scadenza dell'acconto 2015: due a zero. L'udienza di giugno, però, non produce risultati immediati, e mentre le settimane passano senza che spuntino le sentenze il Governo si decidea rimettere mano alle date, stoppando le sanzioni fino al 30 ottobre. Ma neanche questo rinvio basta, perché per arrivarea una decisione definitiva bisogna ricostruire a ritroso tutta l'intricata storia dei parametri e delle loro conseguenze, per cui serve altro tempo. Il prossimo appuntamento sarà il 4 novembre: tre a zero.

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