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Il Papa: tassare i conventi-albergo. Ecco la mappa- Il tempo

  • 15 Set, 2015
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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Se un convento religioso lavora come un albergo, paghi le tasse». Papa Francesco, durante un'intervista rilasciata all'emittente portoghese Radio Renascenca, non lascia spazio a interpretazioni.

Le parole del Pontefice sono chiare e riaprono nuovamente la questione Chiesa-Imu, che va avanti da tempo tra le polemiche. Ma, sopratutto, sono più attuali che mai in questo momento. Visto l'avvicinarsi del Giubileo straordinario che porterà nella Capitale oltre 33 milioni di pellegrini e turisti alla ricerca di luoghi dove dormire, tra cui anche le strutture ricettive gestite dalla Chiesa, di cui però appena il 40% paga le tasse. Già due anni fa, il 10 settembre 2013, durante una visita al Centro Astalli di Roma che accoglie rifugiati e richiedenti asilo, il Santo Padre aveva detto: «I conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare soldi». Ieri, ai microfoni della radio cattolica, Papa Francesco è tornato sull'argomento: «Ci sono conventi che sono quasi vuoti e anche lì può esserci la tentazione del Dio denaro. Alcune congregazioni dicono: ora il convento è vuoto, facciamolo diventare un albergo e possiamo ospitare persone, mantenerci e guadagnare denaro. Un collegio religioso è esente dalle imposte perché religioso, però se lavora come un hotel che paghi le imposte come chiunque altro. Altrimenti l'affare non è molto sano». Eppure nella Capitale, stando ai dati di un dossier redatto dal Campidoglio, risulta che solo un 40% delle circa trecento strutture ricettive appartenenti alla Chiesa non versa l'Imu, mentre un 20 per cento paga l'Imposta municipale propria in modo tuttavia irregolare. Queste «Case per ferie» con circa 13mila posti letto (così vengono chiamate, anche se in realtà in alcuni casi si tratta di veri e propri hotel a quattro stelle persino con piscina) equivalgono a un quarto degli alberghi, residence e Bed&Breakfast presenti su tutto il territorio romano. Inoltre, un terzo delle strutture ricettive ecclesiastiche non paga neppure la Tasi e la Tari. A sollevare la questione del mancato versamento delle tasse da parte dei religiosi che gestiscono alberghi e simili nella Capitale (e a mettere in moto la raccolta dati da parte del Dipartimento risorse economiche del Campidoglio) è stato Riccardo Magi, presidente di Radicali Italiani e consigliere comunale a Roma, insieme al segretario dei Radicali a Roma, Alessandro Capriccioli. «I contenziosi aperti con il Comune sono molti, per un totale di quasi 20 milioni di euro di tasse mai versate» denunciano. Tra questi, ad esempio, c'è la causa ancora in corso con la Congregazione delle Mantellate Serve di Maria che devono oltre un milione 160mila euro (dopo averne versati 281mila). O con le Suore Oblate del Bambin Gesù, un contenzioso da quasi 700mila euro, di cui appena 10mila sono stati versati. O, ancora, con le Piccole Ancelle del Cristo Re che devono pagare 320 mila euro. E così via, con tante altre «Case per ferie» gestite da preti e suore. I radicali, dopo aver reso noti nelle scorse settimane i dati del Campidoglio, e a seguito delle parole di Papa Francesco, hanno fatto sapere ieri di avere pronta una video inchiesta che riguarda il «Giubileo dell'evasione»: «Abbiamo provveduto a effettuare i controlli che gli enti competenti non fanno» hanno detto Magi e Capriccioli. Riguardo alla legislazione in materia, secondo il decreto del ministro Padoan del 26 giugno 2014 «Approvazione del modello di dichiarazione dell'Imu e della Tasi per gli enti non commerciali» sono esenti dal pagare le tasse sugli immobili quelle strutture che presentano «discontinuità» nell'apertura. Nel 2012, con il decreto Monti, era stata prevista, invece, l'esenzione al pagamento delle tasse delle strutture che svolgevano attività con modalità non commerciali o che offrivano servizi gratuitamente o a prezzi inferiori a quelli della metà delle altre strutture di zona. Il problema è che la struttura ricettiva si doveva autodenunciare e al Comune toccava verificare se al suo interno si svolgeva un'attività commerciale. Prima del 2012 erano, infine, esenti dal pagamento delle tasse sugli immobili quelle strutture nelle quali era presente almeno una zona adibita ad altre attività.

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