A Torino l'appuntamento in consiglio è previsto per maggio, a Genova si discute sugli sconti ImuTasi per le case di lusso con il sindaco Marco Doria che sventola l'ipotesi di dimissioni se non passerà l'ipotesi "minimal" pensata in giunta, a Napoli il calendario è ancora da scrivere: a Messina manca all'appello anche il previsionale del 2015, ma quelloè un casoa parte (raccontato sul Sole 24 Ore del 26 aprile). Domani scadono i termini per approvarei preventivi 2016ei rendiconti dell'anno scorso nei Comuni: come sempre al Viminale sono arrivate le spinte per una nuova proroga, quest'anno attraverso le più varie vie informali perché governo e sindaci si erano accordati sull'assenza di nuove richieste ufficiali di rinvio, ma la data è rimasta ferma. Il governo, del resto, l'aveva annunciato in tutte le salse,e negli ultimi giorni sul punto è intervenuto anche il Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco, per sostenere l'urgenza di arrivare stabilmente alla situazione ordinaria, in cui i bilanci di previsione vengono approvati entro il 31 dicembre dell'anno prima. L'aria elettorale che soffia in circa 1.400 Comuni non aiuta, perché spinge assessori e consiglieri uscenti a occuparsi d'altro anche se il bilancio è la scelta politica più importante di un'amministrazione locale, ma non spiega tutto: a Genova le elezioni sono nel 2017,a meno che lo scontro sul fisco delle 4.185 case di lusso della città non porti davvero al «tuttia casa» evocato ieri dal sindaco, mentre a giugno si vota per esempioa Bologna, dove però il preventivo di quest'anno è stato approvato all'antivigilia di Natale. Fra le città "in regola" c'è anche Firenze, che ha approvato il preventivo il 23 marzo scorso e all'inizio di settimana prossima chiuderà anche la pratica del consuntivo. Ma accanto ai grandi Comuni sono parecchie centinaia le amministrazioni mediopiccole in affanno, al punto che nel pomeriggio di ieri il presidente dell'Anci Piero Fassino ha scritto al ministro dell'Interno Angelino Alfano chiedendo di intervenire «affinché le Prefetture adottino la massima cautelae attenzione nell'avvio delle procedure» che scattano quando manca il bilancio, e che portano fino al commissariamento. A complicare la vita di ragionierie revisori c'è anche l'inedita contemporaneità delle scadenze di preventivo e consuntivo, che si affiancano al varo definitivo del «documento unico di programmazione» chiesto a tutti i Comuni dalla riforma contabile. Dopo il parziale esperimento dell'anno scorso, quando la scadenza era stata fissata al 30 luglio (diventato 31 luglio ex post per salvare un centinaio di delibere fiscali),e dopo anni in cuii termini erano puntualmente slittati fra settembre e novembre, la stretta sui tempiè arrivata proprio nell'anno dell'avvio a regime della nuova contabilità. Attenzione, però: la spinta a riportare indietroi termini peri preventivi locali non nasce solo da un obiettivo di "ordine", ma è funzionale anche all'obiettivo di ripresa degli investimenti che ha ispirato l'addio progressivo al Patto di stabilità, perché ovviamente l'esercizio provvisorio, articolato in dodicesimi, è nemico naturale della programmazione e della spesa in conto capitale. Se questo è il quadro, l'esigenza di "dare un segnale" potrebbe portare il governo a premere per un'applicazione rigida delle regole che chiedono alle Prefetture di dare altri 20 giorni alle amministrazioni ritardatarie e poi avviare il commissariamento: un meccanismo che, visti i tempi tecnici, farebbe scattare le prime tagliole alla fine di maggio.