A dirlo è stato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che rispondendo nell'aula della Cameraa un question time di Alberto Bombassei e Adriana Galgano (Scelta civica) ha fornito il succo dei dati ricavati dalla piattaforma elettronica di Via XX Settembre che monitora la vita dei pagamenti pubblici. Nel corso dello stesso question time, il titolare dell'Economia è tornato sulla polemica relativa alle pensioni di reversibilitè , e ha confermato che «il governo non ha allo studio alcun intervento al riguardo ». Sul tema gli obiettivi della legge delega anti provertà , da cui la discussione è partita, si limitano al «superamento di sovrapposizionie situazioni anomale ». più in generale, Padoan ha voluto respingere le ipotesi di interventi correttivi dovuti a una crescita 2015 inferiore alle attese, perchè in base ai dati del Mef «non sussisterebbero rischi di scollamento dell'evoluzione attuale dallo scenario programmatico dello scorso autunno »: l'appuntamento con le previsioni aggiornate, comunque, è in programma per il mese prossimo. Sui pagamenti pubblicii numeri forniti da Padoan, che accanto alla media semplice dei 12 giorni indicano un ritardo medio di 9 giorni se il dato viene ponderato per i valori in gioco, riguardano quasi 10,4 milioni di fatture, per una somma complessiva di 66,2 miliardi di euro che rappresenta quindi quasi il 50% dei 134 miliardi accumulati dai 23 milioni di fatture emesse dalla Pa in tutto l'anno. I quasi 68 miliardi che "mancano", naturalmente, non rappresentano debiti non pagati, ma fatture per le quali non è ancora completato il censimento del cervellone ministeriale, alimentato dalle singole amministrazioni. Proprio questo meccanismo aiuta a chiarire potenzialitè e limiti del controllo centralizzato sui rapporti degli enti pubblici coni loro fornitori. Da un lato, come rilevato in più occasioni dallo stesso Padoan, il monitoraggio, accanto all'obbligo per le Pa di pubblicare ogni anno l'indicatore sui tempi medi di pagamento, serve a responsabilizzare le amministrazioni nell'applicazione delle tante norme, europee e italiane, che provano a castigare chi si fa aspettare troppo. D'altro lato, però, la completezza del monitoraggio, che dal 31 marzo si affianca all'obbligo di fatturazione elettronica da parte delle pubbliche amministrazioni, dipende dalla puntualitè con cui i singoli enti fornisconoi dati. Non è un dettaglio, perchè proprio questo aspetto spiega le differenze frai numeri offerti dal ministero dell'Economiae la percezione diffusa fra le imprese sul perdu rare dei problemi nei pagamenti pubblici.A tradurre in cifre questa percezione è una nuova indagine Cerved, che sarà presentata questa mattina alla Camerae che proprio alle aziende si è rivolta per capire l'evoluzione nelle abitudini di pagamento della Pubblica amministrazione. «I dati sintetizza Guido Romano, responsabile dell'ufficio studi del Cerved mostrano che le azioni sblocca debiti hanno avuto effetto, ma che lo slancio si sta via via perdendo ». Il problema, secondo i dati Cerved, si accentua con il passare dei mesi: il 2015 era cominciato bene, con il punto più basso (32,4%) nella quota di fatture non pagate in tempo, ma nel corso dell'anno la situazione si è aggravata al punto chea settembre la quota di mancati pagamenti in tempo era salita al 59,2 per cento. Resta da indagare il dato dell'ultimo trimestre, in cui lo sblocco dei «risparmi » negli enti locali dovrebbe aver accelerato un po'i pagamenti in conto capitale da parte dei sindaci. In termini generali, comunque, le imprese denunciano una polarizzazione dei comportamenti: cresce il peso dei pagatori puntuali (29% nel terzo trimestre del 2015, 1,6 punti in più dell'anno prima e 3,8 in più del 2013), ma aumenta anche (dal 15,1% al 19,1% in un anno) la fetta dei ritardatari gravi, che fanno attendere più di due mesi oltre alla scadenza.èˆ verosimile che questi enti, oltre che lenti a pagare, siano meno puntuali anche nel comunicare i dati, e quindi sfuggano più facilmente al monitoraggio dell'Economia.