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Gli enti dicono addio al Patto- Italia oggi

  • 22 Dic, 2015
Pubblicato in: Contabilità e Bilancio
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Per regioni ed enti locali, il 2016 sarà  l'anno dell'addio al patto di Stabilità  interno, che verrà sostituito dal pareggio di bilancio.

La modifica - una sorta di rivoluzione copernicana dopo oltre 20 anni di applicazione del patto - ha resistito anche al secondo e decisivo passaggio parlamentare del disegno di legge di Stabilità , essendo stata confermata dalla camera con modesti ritocchi. Fra questi, spiccano lo svincolo dal benestare di Bruxelles dei 500 milioni di sconti previsti a favore delle spese per l'edilizia scolastica (nell'ambito dei quali  è  stato inoltre individuato un mini plafond da 20 milioni per interventi di bonifica ambientale, conseguenti ad attività  minerarie) e l'introduzione di una corsia preferenziale nell'assegnazione delle deroghe da parte delle regioni a favore dei comuni con popolazione fino a 1.000 abitanti e di quelli istituiti per fusione a partire dal 2011. In tal modo, peraltro, Montecitorio ha confermato che anche i mini enti e quelli che si sono accorpati saranno ï¬?n da subito pienamente assoggettati alle nuove regole. Per le amministrazioni interessate, si tratta di una perdita secca rispetto a quanto in precedenza previsto: finora, infatti, il patto  è  stato sempre applicato solo al di sopra del migliaio di residenti, mentre a chi ha intrapreso la strada della fusione era stata garantita un'esenzione quadriennale dai vincoli di finanza pubblica. Per addolcire la pillola, si  è  agito su due versanti: da un lato,  è  stato raddoppiato dal 20 al 40 per cento (fino a un massimale di 2 milioni) il contributo straordinario che per dieci anni viene erogato a chi si fonde e che viene commisurato ai trasferimenti erariali attribuiti nel 2010. Per garantire la copertura finanziaria,  è  stata anche confermata e resa permanente la destinazione a tal fine di una quota annua del fondo di solidarietà  comunale pari a 30 milioni. Dall'altro lato,  è  stata inserita una norma ad hoc per precisare che gli enti che nel 2015 non sono assoggettati al patto continueranno a fare riferimento al più favorevole regime di limite alla spesa di personale previsti dal comma 562 della legge 296/2006, anzichè al più restrittivo comma 557 relativo agli enti soggetti al patto. Per effetto di tale precisazione, le uscite per stipendi dovranno essere contenute entro il tetto della spesa 2008 (anzichè della spesa media 2011-2013) ma soprattutto il personale cessato potrè  essere integralmente sostituito secondo la regola del turnover per teste al 100%. A beneficiarne, oltre ai comuni nati per fusione e a quelli sotto i 1000 abitanti, anche le unioni, che incassano anche la conferma dei 30 milioni annui di dote aggiuntiva sempre a valere sul fondo di solidarietà . Al riguardo, non  è  però arrivata l'attesa sospensione degli obblighi di gestione associata, che potrebbe però trovare posto nel decreto «mille proroghe » in attesa dell'annunciata revisione organica della disciplina che regola la materia. Qualche buona notizia anche per gli enti di area vasta, che recuperano 95 milioni sul 2016 e 70 per gli anni prossimi fino al 2020, più altri 100 per far fronte al pagamento degli stipendi del personale in attesa che venga completata la ricollocazione degli esuberi. Ma la situazione rimane critica, tanto che sono stati confermati anche per il 2016 tutti i meccanismi emergenziali giè  previsti per il 2015, a partire dal bilancio annuale. Infine, le regioni vedono salire di 600 milioni (1,3 a 1,9 miliardi) il contributo in conto riduzione del debito e da sette a dieci anni il periodo massimo per riassorbire i disavanzi pregressi, senza dimenticare i 900 milioni per tenere in piedi il bilancio della Sicilia e i 50 a favore della Valle d'Aosta.

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